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Natura e Ambiente

Perd’e Pibera

Il Parco di Perd’e Pibera, sito nel territorio di Gonnosfanadiga, è il Parco Comunale più vasto del Medio Campidano: boschi di lecci e querce secolari si alternano con gli edifici, recentemente restaurati dell’omonima miniera di molibdenite, ampiamente sfruttata durante il periodo fascista. Attualmente questi edifici sono adibiti a sala convegno o usati per accogliere mostre estemporanee. Attraverso il Parco, percorrendo suggestivi sentieri, si possono raggiungere le più alte vette del Linas tra cui Punta Perda de sa Mesa, la più alta del complesso con i suoi 1236m slm, Punta Cammedda, Punta Santu Miali.. o ancora inoltrarsi in paesaggi naturali ancora intatti e selvaggi che custodiscono vere sorprese come una rara popolazione di taxus bacata, secolari tassi di enormi dimensioni.

 

Dune di Piscinas

È una delle meraviglie di tutta la Sardegna, nonchè di tutto il Mediterraneo; anche l’Italia ha il suo deserto, la sua oasi protetta dallo sviluppo e dal progresso del mondo. Piscinas è un vero deserto formato da imponenti dune dorate, alte fino ad una sessantina di metri, che penetrano nell’entroterra per diversi chilometri e si tuffano in un mare azzurro e sconfinato; l’impatto paesaggistico che si viene a creare lascia il visitatore senza fiato. Le dimensioni del litorale consentono un facile e tranquillo isolamento anche se l’affollamento in questo luogo è irrealizzabile. Appellare questo luogo spiaggia è semplicemente riduttivo e forse offensivo, infatti per la sua immensità e purezza non ha eguali; il mare lo è altrettanto, subito piuttosto profondo, con un fondale sabbioso e ricco di fauna. Non troppo distante dalla riva, giace da oltre 200 anni, il relitto di un vascello che trasportava piombo; sarà sufficiente una maschera e nuotata per ammirare il carico di piombo, la sagoma del relitto ed un cannone che spunta dalla sabbia.

Raggiungendo Piscinas provenendo dal vecchio borgo di Ingurtosu, si percorre, spesso inconsciamente, un itinerario impregnato della storia di quest’area legata allo sfruttamento minerario. Lungo la strada che dal borgo di Ingurtosu scende verso il mare, attraversando la valle de Is Animas, si incontrano numerosi e suggestivi ruderi delle strutture del periodo minerario.

Quello che colpisce, per quanto possa sembrare strano, è la vegetazione che, seppure in condizioni all’apparenza ostili, trova comunque qui il suo habitat: crescono infatti ginepri, lentischi e nel periodo primaverile la violacciocca, il giglio marittimo e il papavero della sabbia.

 

Sa Jara di Gesturi

Il Parco della Giara (che i locali la chiamano Sa Jara o Sa Jara Manna ovvero la grande Giara), conosciuto comunemente come Giara di Gesturi, è un altopiano situato nella parte centrale della Sardegna, ad ovest del golfo di Oristano, tra la Marmilla, la Trexenta, il Sarcidano e l’Arborea, che interessa i comuni di Gesturi, Tuili, Setzu nella provincia del Medio Campidano ed il comune di Genoni in quella di Oristano.

Il nome italiano Giara ed il nome sardo Jara sono usati in questa parte dell’Isola per indicare alcuni altipiani basaltici, infatti oltre alla Giara per antonomasia, quella di Gesturi, Tuili, Setzu e Genoni per intenderci, esistono la Giara di Siddi (in sardo Su Pranu, il pianoro) nella quale è presente un’interessante Tomba dei Giganti e la Giara di Serri, dove è presente un affascinante Santuario Federale Nuragico.

Il termine Giara deriva probabilmente da “glarea” ovvero ghiaia, caratteristica degli altopiani di origine vulcanica.

Il Parco della Giara è stato soprannominato “Isola nell’Isola”, per le sue caratteristiche uniche di morfologiche, della flora e della fauna, che la rendono un luogo magico; tra tutti i mammiferi che vivono sulla Giara il Cavallino della Giara, Equus caballus giarae, è senza dubbio il più noto.

Non esistendo in Sardegna ritrovamenti fossili di equini, si pensa che il cavallino della giara fu introdotto probabilmente nel periodo nuragico o nel periodo punico. Nel medioevo intere mandrie vivevano nell’isola allo stato brado e alcune popolavano l’Isola di Sant’Antioco ancora sino alla fine dell’800. L’unico luogo in cui oggi questi cavallini vivono allo stato naturale è l’altipiano della Giara. Caratteristici per la loro piccola stazza, si sono adattati al particolare ambiente della Giara, con abbondanza di cibo e acqua durante inverno e primavera e scarsità delle stesse durante estate e autunno.